Aveva sempre una buona
parola per tutti e buoni consigli, gli si potevano confidare i
segreti più reconditi, sicuri che egli non ne avrebbe fatto menzione
con nessuno.
La sua voce era pacata, il
tono austero e sicuro ma, allo stesso tempo, utilizzava un linguaggio
semplice capace di fare sentire tutti a proprio agio.
Delle sue umili origini
non faceva ne sdegno ne vanto;
Cosi' come non ne faceva del suo titolo nobiliare di marchese ottenuto dal testamento di un suo lontano prozio, il quale, insieme al titolo nobiliare gli aveva lasciato un discreto capitale e quella modesta villetta che gli permetteva di vivere una vita agiata ed abitudinaria.
Cosi' come non ne faceva del suo titolo nobiliare di marchese ottenuto dal testamento di un suo lontano prozio, il quale, insieme al titolo nobiliare gli aveva lasciato un discreto capitale e quella modesta villetta che gli permetteva di vivere una vita agiata ed abitudinaria.
Teodorico III si alzava di
buon mattino e,dopo avere fatto le pulizie, la propria toilette ed
una sana colazione, usciva con Aristostele un batuffolo tutto
coccole ed scodinzolii per la sua passeggiata quotidiana ma
soprattutto per vedere LEI ...l'unica cosa al mondo che era in grado
di farlo balbettare, arrossire e scompigliargli i pensieri fino a
che, quasi, non riusciva nemmeno più a ricordarsi chi fosse.
Maria!!! Una giovane donna
che aiutava la madre nella panetteria del paese.
In realtà le attenzioni
del Dottore non erano vera e propria galanteria.
Egli lasciava il proprio turno agli altri clienti
per poterla osservare seminascosto dalla colonnina del pane azzimo,Diciamo un' escamotage.
"Oh dolce Maria: i capelli
colore del sole, gli occhi color del cielo, il petto dirompente ...la
voce cosi' roca e quell'accenno di barba sul mento...."
Hei un' attimo! La barba?
La voce roca?
Dovette uscire forzatamente da quel bellissimo stato di estasi mentre Aristotele, accortosi anch'egli della presenza del di
lei padre, gli tirava i calzoni e faceva di tutto per farlo uscire a
gambe levate dal negozio.
Il Padre di Maria infatti
non vedeva di buon occhio Il Dottore sostenendo che “ l'uomo
deve faticare” e per permettersi di non lavorare questi doveva
di certo essere un farabutto.
Teodorico fece per
svignarsela ma poco dopo si ritrovo' sul pavimento a contare le stelle e gli uccellini.
Sarebbe rimasto li ancora un poco ma fu risvegliato da un
violento mal di testa e da una barba con la voce roca che cercava di
liberarsi dal morso di Aristotele ringhiando: “vattene cagnaccio! becero! cerbero figlio di satana”
Il Dottore strappo' Aristotele dalla gamba di “barbaroca” e corse più che poté.
Da quel giorno Teodorico fece sempre
il suo giro abituale ma, invece che andare dal panettiere, tornava a
casa a leggere i giornali, istruirsi con tomi di scienza, divertirsi
con i romanzi criminali, sempre con Aristotele al suo fianco,
sicuro che Maria sarebbe arrivata.
Di questo ne era certo. Anzi certissimo!
Glielo aveva confidato il suo lontano prozio in punto di morte, che, con un fil di voce tremolante gli disse:
“Iiin
aa-amor vinnnce chi fglegge”