lunedì 12 agosto 2019

IN AMORE VINCE CHI FGLEGGE

In paese Era chiamato “ Il Dottore”.

Non per sua volontà, ma per definizione altrui, non disdegnava nessun tipo di conversazione e nemmeno la buona compagnia dei suoi compaesani.

Era molto colto e con lui si poteva parlare di tutto, dai pettegolezzi del paese fino alle più alte discussioni filosofiche.

Aveva sempre una buona parola per tutti e buoni consigli, gli si potevano confidare i segreti più reconditi, sicuri che egli non ne avrebbe fatto menzione con nessuno.

La sua voce era pacata, il tono austero e sicuro ma, allo stesso tempo, utilizzava un linguaggio semplice capace di fare sentire tutti a proprio agio.


Delle sue umili origini non faceva ne sdegno ne vanto;
Cosi' come non ne faceva del suo titolo nobiliare di marchese ottenuto dal testamento di un suo lontano prozio, il quale, insieme al titolo nobiliare gli aveva lasciato un discreto capitale e quella modesta villetta che gli permetteva di vivere una vita agiata ed abitudinaria.

Teodorico III si alzava di buon mattino e,dopo avere fatto le pulizie, la propria toilette ed una sana colazione, usciva con Aristostele un batuffolo tutto coccole ed scodinzolii per la sua passeggiata quotidiana ma soprattutto per vedere LEI ...l'unica cosa al mondo che era in grado di farlo balbettare, arrossire e scompigliargli i pensieri fino a che, quasi, non riusciva nemmeno più a ricordarsi chi fosse.

Maria!!! Una giovane donna che aiutava la madre nella panetteria del paese.

In realtà le attenzioni del Dottore non erano vera e propria galanteria. 
Egli lasciava il proprio turno agli altri clienti per poterla osservare seminascosto dalla colonnina del pane azzimo,Diciamo un' escamotage.

"Oh dolce Maria: i capelli colore del sole, gli occhi color del cielo, il petto dirompente ...la voce cosi' roca e quell'accenno di barba sul mento...."

Hei un' attimo! La barba? La voce roca?

Dovette uscire forzatamente da quel bellissimo stato di estasi mentre  Aristotele, accortosi anch'egli della presenza del di lei padre, gli tirava i calzoni e faceva di tutto per farlo uscire a gambe levate dal negozio.

Il Padre di Maria infatti non vedeva di buon occhio Il Dottore sostenendo  che “ l'uomo deve faticare” e per permettersi di non lavorare questi doveva di certo essere un farabutto.

Teodorico fece per svignarsela ma poco dopo si ritrovo' sul pavimento a contare le stelle e gli uccellini. 
Sarebbe rimasto li ancora un poco ma fu risvegliato da un violento mal di testa e da una barba con la voce roca che cercava di liberarsi dal morso di  Aristotele ringhiando: “vattene cagnaccio! becero! cerbero figlio di satana”

Il Dottore strappo' Aristotele dalla gamba di “barbaroca” e corse più che poté.

Da quel giorno Teodorico fece sempre il suo giro abituale ma, invece che andare dal panettiere, tornava a casa a leggere i giornali, istruirsi con tomi di scienza, divertirsi con i romanzi criminali, sempre con Aristotele al suo fianco, sicuro che Maria sarebbe arrivata.

Di questo ne era certo. Anzi certissimo!
Glielo aveva confidato il suo lontano prozio in punto di morte, che, con un fil di voce tremolante gli disse:

“Iiin aa-amor vinnnce chi fglegge”